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venerdì 25 aprile 2014

Case #3 - Joan il cliente infelice

Joan era una cliente intorno ai 50 anni. Aveva abbondante disponibilità economica e due figlie adulte, da diversi mariti. Era divorziata e stave affrontando un period di difficoltà. 
Joan non era felice. Non aveva confidenza professionale, che le permetessero di mettere a frutto gli anni spesi a studiare. Non si sentiva compresa dale persone, nè supportata dagli amici. Sentiva come se dovesse sempre dare tutto agli altri, ma che gli altri non fossero realmente interessati a lei. Provava risentimento ed era bloccata.
La terapia non fu facile. Lei voleva soluzioni, ma poi rifiutava ogni sorta di consigli. Fondamentalmente desiderava empatia e comprensione. In vari modi, lei voleva solamente simpatia.
Dopo un periodo, mi seniti a disagio il che confermava come le cose per lei non fossero mai buone. Lei era riluttante a riconoscere il suo ruolo, e ogni volta che le dicevo che lei aveva una parte in tutto ciò, lei entrava sulle defensive, e si arrabiava con me per non esserle di supporto.
Lei desiderava passare ogni seduta a raccontare di qualnto fosse trattata male. Ancora, io mi sentivo a disagio nello stare semplicemente seduto ad ascoltarla, in qualche modo supportandola nello stare ferma nel suo modo di vivere doloroso e non produttivo.
Ancora, quando la interruppi, lei si irritava e diveniva critica nei miei confronti.
Una terapia per niente facile!
Introdussi l'idea che ciò che avveniva lì fuori nel mondo era anche riflesso nella nostra relazione. Ovvero il modo in cui non si sentiva ascoltata o supportata anche con me. E come alcune mie reazioni nei suoi conforonti fossero simili alle reazioni che altri avevano con lei.
A momenti lei sembrava interessata ed aperta all'idea, ma alter volte voleva solo tornare alle sue storie famigliari.
Una volta la introdussi ad alcune cose su cui volevo lavorare con lei, invece che stare sempre ad ascoltare le sue storie. Lei si sentì molto offesa, e molto arrabiata in seguito. Voleva terminare la terapia.
In termini relazionali, questo è un esempio di ciò che chiamiamo la 'lacerazione' nel tessuto relazionale. E' responsabilità del terapista quella di 'riparare' ciò, intraprendendo un lavoro di comprensione e riconnessione.
Quindi questo fu ciò che feci – comprendendo che lei aveva sentito ciò che avevo fatto come un tentative di tagliarla fuori, e quanto ciò l'avesse dispiaciuta e avesse fatto emergere sentimenti di rabbia. Riconobbi la mia impazienza nell'aver volute spingere Avanti la terapia, e come mi sentissi bloccato ad ascoltare semplicemente le sue storie. Riconobbi che il modo con cui avevo provato di condurla a più presenza e vitalità non funzionava con lei.
Si sentì sollevata da questo, era probabilmente la prima volta nella sua vita che qualcuno riconosceva con lei la sua parte nella disgiunzione nella relazione. In questo senso, la guarigione fu conseguenza di un'esperienza, e il risultato fu che parte di lei ne fu rafforzata.
Ancora, c'era ancora tanto lavoro da fare...

giovedì 24 aprile 2014

Upcoming workshops in Romania

H folks.

I wanted to let you know that I will be running two workshops in Romania in May.

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Workshop #1
Host:
Societatea de Gestalt Terapie din Romania

Workshop subject:
A Gestalt approach to working with couples

City:
Bucharest

Contact:
gestaltro@yahoo.com
ph +40 (21) 319 69 52

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Workshop #2
Host:
AMURTEL Romania

Workshop subject:
Psychotherapy and spirituality

City:
Bucharest

Contact:
didi@amurtel.ro
ph +40 (744) 565 252

lunedì 21 aprile 2014

Case #3 - Joan il cliente infelice


Joan era una cliente intorno ai 50 anni. Aveva abbondante disponibilità economica e due figlie adulte, da diversi mariti. Era divorziata e stave affrontando un period di difficoltà.
Joan non era felice. Non aveva confidenza professionale, che le permetessero di mettere a frutto gli anni spesi a studiare. Non si sentiva compresa dale persone, nè supportata dagli amici. Sentiva come se dovesse sempre dare tutto agli altri, ma che gli altri non fossero realmente interessati a lei. Provava risentimento ed era bloccata.
La terapia non fu facile. Lei voleva soluzioni, ma poi rifiutava ogni sorta di consigli. Fondamentalmente desiderava empatia e comprensione. In vari modi, lei voleva solamente simpatia.
Dopo un periodo, mi seniti a disagio il che confermava come le cose per lei non fossero mai buone. Lei era riluttante a riconoscere il suo ruolo, e ogni volta che le dicevo che lei aveva una parte in tutto ciò, lei entrava sulle defensive, e si arrabiava con me per non esserle di supporto.
Lei desiderava passare ogni seduta a raccontare di qualnto fosse trattata male. Ancora, io mi sentivo a disagio nello stare semplicemente seduto ad ascoltarla, in qualche modo supportandola nello stare ferma nel suo modo di vivere doloroso e non produttivo.
Ancora, quando la interruppi, lei si irritava e diveniva critica nei miei confronti.
Una terapia per niente facile!
Introdussi l'idea che ciò che avveniva lì fuori nel mondo era anche riflesso nella nostra relazione. Ovvero il modo in cui non si sentiva ascoltata o supportata anche con me. E come alcune mie reazioni nei suoi conforonti fossero simili alle reazioni che altri avevano con lei.
A momenti lei sembrava interessata ed aperta all'idea, ma alter volte voleva solo tornare alle sue storie famigliari.
Una volta la introdussi ad alcune cose su cui volevo lavorare con lei, invece che stare sempre ad ascoltare le sue storie. Lei si sentì molto offesa, e molto arrabiata in seguito. Voleva terminare la terapia.
In termini relazionali, questo è un esempio di ciò che chiamiamo la 'lacerazione' nel tessuto relazionale. E' responsabilità del terapista quella di 'riparare' ciò, intraprendendo un lavoro di comprensione e riconnessione.
Quindi questo fu ciò che feci – comprendendo che lei aveva sentito ciò che avevo fatto come un tentative di tagliarla fuori, e quanto ciò l'avesse dispiaciuta e avesse fatto emergere sentimenti di rabbia. Riconobbi la mia impazienza nell'aver volute spingere Avanti la terapia, e come mi sentissi bloccato ad ascoltare semplicemente le sue storie. Riconobbi che il modo con cui avevo provato di condurla a più presenza e vitalità non funzionava con lei.
Si sentì sollevata da questo, era probabilmente la prima volta nella sua vita che qualcuno riconosceva con lei la sua parte nella disgiunzione nella relazione. In questo senso, la guarigione fu conseguenza di un'esperienza, e il risultato fu che parte di lei ne fu rafforzata.
Ancora, c'era ancora tanto lavoro da fare...

venerdì 18 aprile 2014

Case #2 - Quali sono I limiti?

Un uomo di giovane età venne con dei dubbi sulla sua fidanzata. Lui voleva mantenere la relazione, ma lei voleva prendere le distanze, e anche se diceva di amarlo, sembrava che stesse perdendo interesse e che desiderasse una connessione meno intensa.
Lui si sentiva frustrato e sentiva di non aver potere sulla situazione. Sembrava come se la palla fosse a lei, e oltre a tirare il vestito lui non sapesse cosa fare. Lei era indecisa, e non sicura su ciò che voleva.
Quindi analizammo chi fosse lui in questo contest. Nella Gestalt, non siamo molto interessati a trovare le soluzioni, ma ad aumentare la consapevolezza. La domanda 'chi sei tu' in diverse circostanze è la chiave.
Anche se sembrava che si trovasse in una posizione senza molta scelta, la prima cosa da fare era trovare I suoi stessi limiti. La definizione del sè è accompagnata dalla definizione dei limiti.
Quindi prendemmo in esamine varie domande come
- Qual'è il minimo contatto per te sufficiente?
- Quanto sei disposto ad 'aspettare', prima di andare avanti?
- Qual'è la tua aspetattiva sul livello di interazione personale?
- Cosa desideri nel lungo periodo?
- Durante questo periodo di separazione, quali limiti e regole ti imponi, o chiedi a lei di rispettare?
Dopo aver identificato questi limiti notò che non era solo in una posizione da 'mendicante', ma era capace di prendere posizione nella relazione.
Nella Gestalt I confini sono molto importanti nella promozione di contatti buoni e chiari. Ci sono modi per comprendere la distorsione dei confini, e identificarli ci aiuta a comprendere come un cliente si trova fuori dall'equilibrio e come può vivere una relazione più completa.

mercoledì 16 aprile 2014

Trevor e il Dubbio

Trevor aveva una relazione con una donna, e le aveva anche chiesto di sposarlo. Tuttavia non era ancora sicuro che fosse ‘quella giusta’. Si sentì meglio per la decisione fatta dopo aver fatto una terapia, ma I dubbi rimanevano. Sentiva che I loro valori erano allineati, che si amavano e che potevano avere una buona vita assieme. Ma I suoi dubbi continuavano a destabilizzarlo – c’era una donna migliore li fuori che poteva corrispondergli meglio?
Continuava a provare a superare I suoi dubbi – dicendosi che non era razionale, o ragionevole, e comunque di nessun aiuto. Provava a pensare a ciò che lei aveva di positivo. Ma I suoi dubbi rimanevano sulla superficie, mettendo in crisi la loro relazione.
Durante la terapia provammo diversi approcci.
Inanzitutto, prendemmo in esame il contesto – questa è la Teoria del Campo di matrice Gestalt. Suo padre aveva avuto per un lungo periodo una relazione con un’altra donna. Quindi Trevor era cresciuto assistendo a questo triangolo. Quindi arrivò per lui il momento di impegnarsi in un matrimonio, si trovò in preda al dubbio dell’esistenza di ‘un’altra donna’ lì fuori, che potesse ‘catturare’ la sua attenzione.
Lo invitai a conversare con il padre e la sua compagna, e di dirgli quanto la loro relazione aveva avuto un impatto su di lui come bambino, e quanto questa cosa ancora lo inseguiva. Lo invitai a osservare I suoi sentimenti –tristezza, paura- e di comunicarglieli.
Questa conversazione aiutò a chiudere questo ‘affare inconcluso’ dalla sua famiglia. Il mio invito a notare la sua esperienza nel presente, lo aiutò a trovare ulteriore supporto nella terapia, e a muovere l’energia nel suo corpo. Gli affari inconclusi vengono anche somatizzati nel corpo.
Tuttavia c’era ancora del lavoro da fare. Dovevamo lavorare con la polarità: confidenza/impegno e dubbio/incertezza. Gestalt lavorava molto con l’integrazione delle polarità.
Quindi lo invitai a prendere parte a un altro esperimento Gestalt: immaginare di parlare con un amico, e far la parte di una persona dubbiosa – in modo da esternalizzare e tenere la voce del dubbio presente nella sua testa.
Ciò che accadde fu di Massimo interesse. Lui iniziò a fare l’opposto – comunicò alla sua amica che doveva avere più fede.
Riconobbi il fatto e osservai che ora stava parlando con ‘la voce della fede’. Ciò gli diede modo di riconoscere un’altra, voce alternativa.
Quindi adesso, quando sente ‘lavoce del dubbio’, sarà anche capace di ascoltare ‘la voce della fede’, che contrasterà gli effetti debilitativi del dubbio.
Ciò fu realizzato, senza dargli consigli sul da farsi, ma creando le circostanze per una nuova esperienza: questa è l’enfasi della terapia Gestalt.


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